Autori: Joseph O’Connor, Ian McDermott
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2003
[…] CI SONO, poi, numerosi circoli di retroazione di riequilibrio che operano per mantenere costanti le caratteristiche dell’ambiente in cui viviamo. Foresta pluviale, prateria, barriera corallina, deserto e acquitrino possiedono tutti un loro equilibrio ecologico naturale. Animali, piante e altri organismi più semplici sono legati tra di loro da complesse interdipendenze o retroazioni circolari, formando un ampio intreccio in cui ogni organismo si mantiene in vita grazie alle relazioni esistenti con gli altri. Ciò che a prima vista potrebbe sembrare dannoso, in realtà può rivelarsi indispensabile per preservare l’equilibrio dell’ecosistema. Per esempio, nelle praterie è bene che ogni tanto scoppi qualche incendio. Il fuoco attiva alcuni semi sensibili alla temperatura, che altrimenti non germoglierebbero mai, distrugge la vecchia vegetazione secca e cadente, libera il suolo dalla presenza degli arbusti e limita la presenza di specie vegetali invadenti meno resistenti al calore. Nel lungo termine, quindi, gli incendi donano alle praterie rinnovata vitalità. Gli ambienti naturali sembrano aver bisogno di una sfida per svilupparsi più vigorosamente.
Anche gli animali hanno bisogno dei loro predatori per mantenersi in numero costante: predatori e prede formano un altro circolo di retroazione di riequilibrio. Per esempio, i lupi canadesi cacciano alci, cervi e caribù. Negli inverni miti, grazie a una buona disponibilità di cibo, la popolazione dei cervi tende ad aumentare. L’habitat, però, non può reggere quell’incremento, così dopo qualche tempo il cibo per i cervi comincia a scarseggiare. Con la crescita della loro popolazione, aumenta anche il numero di soggetti vecchi e malati, e questa per i lupi è una buona notizia. Ci sono moltissimi cervi e, per giunta, più facili da cacciare, per cui i lupi per qualche tempo possono nutrirsi a piacimento. Questo processo riduce il numero dei cervi e ben presto rimangono in vita soltanto i più adatti all’ambiente, quelli più giovani e veloci. Così la situazione si capovolge: adesso i lupi incontrano più difficoltà nella loro caccia, quelli più vecchi e malati soccombono e la pressione sui cervi si allenta. Nell’ambiente, la disponibilità di cibo per i cervi tende nuovamente a crescere, e il ciclo riparte. Più cervi vuol dire più lupi, che vuol dire più cervi… La presenza di lupi contribuisce a mantenere la popolazione dei cervi coerente con le risorse ambientali disponibili, e i cervi restituiscono il favore ai lupi. Questo è «l’obiettivo» di quel particolare sistema, benché non lo sia per i singoli cervi o i singoli lupi, se mai potessero porsi il problema. Per i singoli individui si tratta di una legge spietata che però, mantenendo in equilibrio la natura nel suo complesso, assicura la sopravvivenza di entrambe le specie.
Quando l’equilibrio naturale viene perturbato, le conseguenze ricadono sia sui predatori sia sulle prede. Per esempio, l’altopiano del Kaibab in Arizona è in grado di offrire sostentamento a circa 40.000 cervi. Il numero dei loro predatori naturali, lupi, puma e coyote, diminuì notevolmente quando ne venne incentivato l’abbattimento: la popolazione dei cervi salì rapidamente oltre quota 50.000, ma la disponibilità di cibo non era sufficiente per alimentarli tutti. Disperati, i cervi divorarono tutto ciò che era possibile ingerire, persino la corteccia degli alberi. Una volta fatta piazza pulita di tutto il commestibile, 40.000 cervi morirono di fame.
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